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      Qual se fiamma divora arida scorzaAvidamente, e d'improvviso d'acque
      Talun l'inonda, subito s'ammorza,
     
      Così sotto la gioja il timor giacque;
      Poi sorse un novo di stupore affetto,
      E l'uno e l'altro moto in sen mi tacque.
     
      Però ch'io vidi un bel drappello elettoDi lor che sordi foro al proprio danno,
      Caldi d'amor di Libertade il petto.
     
      Vidi colui(43) che contro al rio Tiranno
      Fe' la vendetta del superbo strupo,(44)
      Poi che s'avvide del lascivo inganno,
     
      E corse furïoso, come lupo,
      Se mai rapace cacciator gli furaI cari figli dal natio dirupo.
     
      E seco è lei(45) che d'alma intatta e pura,
      Benchè polluta ne la spoglia in vita,
      Lavò col sangue la non sua lordura.
     
      Quei(46) che ritolse ai figli suoi la vita,
      Poi che ne fero uso malvagio e rioImmolando a la patria, ostia gradita,
     
      L'affetto di parente, e dir s'udìoQuei che di fede a la sua patria manca
      Non è figlio di Roma, e non è mio."
     
      Siegue quei che la destra ardita e francaCacciò fremendo ne le fiamme pie,
      E fe' tremar Porsenna colla manca,(47)
     
      Ve' la vergin(48) che corse a le natìePiaggie, fuggendo del tiranno l'onte,
      Per le amiche del Tebro ospite vie.
     
      Ecco(49) quel forte che al famoso ponteContra l'Etruria congiurata tenne
      Ferme le piante e immobile la fronte,
     
      E l'urto d'un esercito sostenne,
      E contra mille e mille lancie stette,
      Onde immortale a' posteri divenne.
     
      Ma ben potria le più sottili erbetteAnnoverar nel prato, e 'n ciel le stelle,
      E le arene nel mar minute, e strette,
     
      Chi noverar volesse l'alme belleCh'ivi eran, di valore inclito speglio,
      Sol de la patria e di virtude ancelle.


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Del trionfo della libertà
di Alessandro Manzoni
Editore Sonzogno Milano
1882 pagine 91

   





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