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      Ardi, che in crudeltate al mondo è sola,
      Spiegami il duol che sì l'alma t'impregna."
     
      Più volte egli tentò formar parola,
      Ma sul cor ripiombò tronca la voce;
      Chè 'l duol la sospingeva ne la gola;
     
      Sì come arretra il suo corso veloce,
      E spumeggia e gorgoglia onda restìa,
      Se impedimento incontra in su la foce.
      Ma poi che vinse il duol la cortesia,
      E per le secche fauci il varco aperse,
      E fu spianata al ragionar la via,
     
      Gridò: "Tu vuoi ch'io fuor dal sono verseIl duol, che tanto già mi punse e punge,
      Se pur si puote anco qua su dolerse.
     
      Ma in quale arena mai grido non giunge(81)
      Di sua nequizia e de' fatti empi e rei?
      E sia pur, quanto esser si voglia, lunge.
     
      Io di sua crudeltà la prova fei,
      E giacqui, ostia innocente, in su l'arena,
      Per amor de la patria e di Costei,(82)
     
      Di ciò l'alma e la bocca ebbi ognor piena,
      Che a me fu sempre fida stella e duce,
      Ed or mi paga la sofferta pena.
     
      Poi che apparve un'incerta e dubbia luceSovra l'Italia addormentata, e sparve,
      Onde la notte nereggiò più truce,(83)
     
      E una benigna Libertade apparve,
      Che al duro appena ci rapì servaggio,
      Indi sparì come notturne larve,
     
      Io corsi là, com'a un lontano raggioCorrendo e ansando il pellegrin s'affretta,
      Smarrito fra 'l notturno ermo viaggio.
     
      Ahi! breve umana gioja ed imperfetta!
      Venne, con l'armi no, con le cateneUna ciurma di schiavi maledetta.
     
      E gli abeti secati a le Rutene
      Canute selve del Cuméo Nettuno(84)
      Gravâro il dorso e ne radean le arene,
     
      Corse fremendo ed ululando il brunoTartaro antropofago, che per fame(85)
      Spalanca l'atro gorgozzul digiuno.


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Del trionfo della libertà
di Alessandro Manzoni
Editore Sonzogno Milano
1882 pagine 91

   





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