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      E l'Anglo avaro che mercato infameFa de le umane vite, e in quella sciarra!
      Lo spinsero de l'ôr l'ingorde brame.
     
      Nè più i solchi radea sicula marra,
      Nè più la falce, ma le verdi biadeMieteva la cosacca scimitarra.
     
      E non bastar le peregrine spade;
      Chè la patria ancor essa, ahi danno estremo!
      Vomitò contra sè fiore masnade.
     
      Ahi che in pensando ancor ne scoppio e fremo,
      Qual dal carcer sboccato e qual dal chiostro,
      Qual tolto al pastorale e quale al remo.
     
      Oh ciurma infame! e un porporato mostro(86)
      Duce si fe' de le ribelli squadre,
      Celando i ferri sotto il fulgid'ostro.
     
      Costor le mani vïolenti e ladreCommiser ne la patria, e tutta quanta
      D'empie ferite ricovrir la madre.
     
      Di Libertà la tenerella piantaCrollar, sì come d'Eolo irato il figlio
      L'aereo pin dalle radici schianta.
     
      Poscia un confuso regnava bisbiglio,
      Un sordo mormorar fra' denti, ed unaPaura, un cupo sovvolger di ciglio;
     
      Come allor che da lunge il ciel s'imbrunaSiede sul mar che a poco a poco s'ange
      Una calma che annunzia la fortuna;
     
      Mentre cigola il vento, che si frangeFra le canne palustri, e cupo e fioco,
      Rotto dai duri massi, il fiotto piange.
     
      Ma surse irata la procella, pocoDurò la calma e quel servir tranquillo;
      Sangue al pianto successe e ferro e foco
     
      E l'aer muto ruppe acuto squilloAnnunziator di stragi e su la torre
      L'atro di morte sventolò vessillo.(87)
     
      Il furor per le vie rabido scorre,
      E con grida i satelliti, e con cenniIncora e sprona, e a nova strage corre.
     
      Allor s'ode uno strider di bipenni,
      Un cupo scroscio di mannaje. Ahi comeOltre veder con questi occhi sostenni!


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Del trionfo della libertà
di Alessandro Manzoni
Editore Sonzogno Milano
1882 pagine 91

   





Anglo Libertà Eolo