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      Nel processo son riferiti discorsi di carcerieri, di birri e di carcerati per altri delitti, messi in compagnia di quegl'infelici, per cavar loro qualcosa di bocca. È quindi più che probabile che abbiano, con uno di questi mezzi, fatto dire al commissario, che la sua salvezza poteva dipendere dalle prove che desse della sua amicizia col Mora; e che lo sciagurato, per non dir che non n'aveva, sia ricorso a quel partito, al quale non avrebbe mai pensato da sé. Perché, quale assegnamento potesse fare sulla testimonianza de' due che aveva citati, si vede dalle loro deposizioni. Baldassare Litta, interrogato se ha mai visto il Piazza in casa o in bottega del Mora, risponde: signor, no. Stefano Buzzi, interrogato se sa che tra il detto Piazza et Barbiero vi passi alcuna amicitia, risponde: può essere che siano amici, et che si salutassero; ma questo non lo saprei mai dire a V.S. Interrogato di nuovo se sa che il detto Piazza sia mai stato in casa o bottega del detto Barbiero, risponde: non lo saprei mai dire a V.S.
     
      Vollero poi sentire un altro testimonio, per verificare una circostanza asserita dal Piazza nella sua deposizione; cioè che un certo Matteo Volpi s'era trovato presente, quando il barbiere gli aveva detto: ho poi da darvi un non so che. Questo Volpi, interrogato su di ciò, non solo risponde di non ne saper nulla, ma, redarguito, aggiunge risolutamente: io giurarò che non ho mai visto che si siano parlati insieme.
     
      Il giorno seguente, 30 di giugno, fu sottomesso il Mora a un nuovo esame; e non s'indovinerebbe mai come lo principiassero.


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Storia della colonna infame
di Alessandro Manzoni
pagine 132

   





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