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      Ma si vuol di più? Quand'anche i testimoni avessero pienamente confermato il secondo detto del Piazza su quella circostanza particolare e accessoria; quand'anche non ci fosse stata di mezzo l'impunità; la deposizion di costui non poteva più somministrare nessun indizio legale. "Il complice che varia e si contradice nelle sue deposizioni, essendo perciò anche spergiuro, non può fare, contro i nominati, indizio alla tortura... anzi nemmeno all'inquisizione... e questa si può dire dottrina comunemente ricevuta dai dottori.(65) "
     
      Il Mora fu messo alla tortura!
     
      L'infelice non aveva la robustezza del suo calunniatore. Per qualche tempo però, il dolore non gli tirò fuori altro che grida compassionevoli, e proteste d'aver detta la verità. Oh Dio mio; non ho cognitione di colui, né ho mai hauuto pratica con lui, et per questo non posso dire... et per questo dice la bugia che sia praticato in casa mia, né che sia mai stato nella mia bottega. Son morto! misericordia, mio Signore! misericordia! Ho stracciato la scrittura, credendo fosse la ricetta del mio elettuario... perché voleuo il guadagno io solamente.
     
      Questa non è causa sufficiente, gli dissero. Supplicò d'esser lasciato giù, che direbbe la verità! Fu lasciato giù, e disse: La verità è che il Commissario non ha pratica alcuna meco. Fu ricominciato e accresciuto il tormento: alle spietate istanze degli esaminatori, l'infelice rispondeva: V.S. veda quello che vole che dica, lo dirò: la risposta di Filota a chi lo faceva tormentare, per ordine d'Alessandro il grande, "il quale stava ascoltando pur anch'esso dietro ad un arazzo(66) ": dic quid me velis dicere(67) è la risposta di chi sa quant'altri infelici.


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Storia della colonna infame
di Alessandro Manzoni
pagine 132

   





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