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      Il clero era geloso sostenitore delle sue immunità, e come ad esso stava in gran parte il decidere fin dove giungessero, non si deve domandare se le estendesse fin dove potevano, e fin dove non potevano giungere. Che gli ecclesiastici vuoti di spirito sacerdotale, ambiziosi, violenti, avari riponessero tutta la religione in questa immunità non è da stupirsene, poiché è chiaro che è cosa molto comoda l'avere una scomunica da opporre ad una ragione, e cessare ogni pericolo con un privilegio d'inviolabilità indefinita. Ma quello che merita più considerazione si è come i buoni non cedessero ai tristi in questa specie di zelo, come uomini pii e d'una virtù molto superiore alla onestà, uomini certamente di alto ingegno, potessero combattere acremente, lungamente, mettere tutto a repentaglio per pretese, le quali non sembra che non possano conciliarsi col minimo grado di riflessione, e con un grano di buona fede. Per ispiegare questo fenomeno si dice che erano idee del tempo alle quali i migliori e più sinceri intelletti pagavano tributo come gli altri. Ma questa spiegazione non ha senso se non si trovano le cagioni per cui essi pure dovessero affezionarsi a queste idee, quando il loro amore per la verità, e la loro attitudine a trovarla dovevano condurli a scoprire il debole di queste idee. Le quali cagioni appariscono chiare a chi dà una occhiata allo stato della società in quei tempi. Tante erano le volontà d'impedire ogni esercizio delle facoltà le più legittime, d'inceppare ogni diritto, e queste volontà erano così potenti, che il clero non poteva concepire come avrebbe potuto agire a malgrado di esse, senza avere una forza propria.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802