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      Fermo le narrò brevemente tutta la storia di quella mattina, tacendo però il nome di Don Rodrigo.
      «Ah! non può essere che quel demonio in carne», sclamò Lucia pallida, e sconfortata. «Chi?» domandò Fermo. «Don Rodrigo». «Dunque voi sapevate?...»
      «Pur troppo» interruppe Lucia, «e non ve ne ho parlato per buone ragioni; ora vi dirò il tutto: lasciate che possiamo esser sole con voi». Così detto salì in fretta le scale, ritornò nella stanza dove le donne erano radunate, e componendo il volto come potè meglio: «Il signor Curato», disse, «è ammalato, e per oggi non si fa nulla». Detto questo salutò le donne e ripartì.
      Quando non ci fosse stata altra cagione di ritardo, la situazione era abbastanza imbarazzante in una sposa per motivare la sua subita scomparsa. La società si disciolse: la madre seguì la figlia per ansietà e per curiosità di saper tutto, e le donne uscirono per potere verificare il fatto, e far congetture.
      Ma la verità del fatto le troncò tutte. Fermo seppe allora dalle donne gli antecedenti che noi racconteremo nel seguente capitolo.
     
      CAPITOLO III
     
      IL CAUSIDICO
     
      I tre rimasti a consiglio erano agitati, turbati per la stessa causa ma in diverso modo. Fermo si trovava nello stato di un uomo il quale ad un tratto dalla prosperità e dalla gioja è balzato in una sventura della quale non conosce che una parte; è ansioso di sapere il di più, vuole essere informato di tutto, aspetta, sospira nuove rivelazioni, e non ne può aspettare che non accrescano il suo rammarico, che non peggiorino la sua condizione.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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