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      CAPITOLO V
     
      IL TENTATIVO
     
      Il qual padre guardiano si fermò ritto sulla soglia, e vedendo le due donne sole, abbassò gli occhi, e si raccolse un momento, come era uso a fare dacché era divenuto capuccino, tutte le volte che si trovava solo in presenza di qualche persona di quel sesso terribile, che non avesse l'età prescritta alle fantesche dei curati. Rialzando poi lo sguardo, s'accorse al volto turbato delle due donne che i suoi presentimenti non erano fallaci; e soprastato alquanto sulla soglia come per aspettarne la trista conferma, disse con quel tuono di interrogazione che si risente già di ciò che deve significare una risposta troppo preveduta: «E bene?» Lucia rispose con uno scoppio di pianto. La madre cominciò dal chiedere scuse infinite al padre guardiano dell'avere ardito incomodarlo, ma egli si avanzò e postosi sur un sedile contesto di alga, troncò tutte le scuse, e dopo aver detto a Lucia: «quetatevi povera figliuola», domandò di essere informato di tutto brevemente. Il buon Padre ben si accorgeva di mettere una condizione un po' dura e difficile; Agnese gli raccontò tutta la trista storia del giorno antecedente fra le interruzioni del guardiano, che faceva abbreviare le ciarle e che chiedeva schiarimenti, e che di tempo in tempo diceva qualche parola di compassione e di conforto a Lucia che singhiozzava amaramente. Quando la storia fu terminata; «Dio benedetto!» sclamò il Padre Cristoforo: «fino a quando li lascerai fare costoro?» Indi volgendosi tosto alle donne: «poverette!


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





Lucia Padre Agnese Lucia Padre Cristoforo