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      Gli uomini non provano per questo quella gioja feroce che fa desiderare di affrontarsi coll'uomo: o se ve n'ha di tali sono tanto rari...; e - a queste parole Fra Cristoforo strinse fortemente la mano a Fermo - e anche questi han torto. Ringrazia il cielo che non ti ha dato il tempo di confidare in questi ajuti tanto da far qualche cosa della quale ti saresti pentito. Ascolta, Fermo, io son pronto a fare quello che posso per voi; ma vi pongo una condizione».
      «Comandi, padre guardiano».
      «Tu mi devi promettere che ti fiderai di me, che non affronterai, che non provocherai nessuno...»
      «Promettete promettete», dissero le donne.
      «Prometto prometto», disse Fermo.
      «E bene» continuò il buon frate; «importa assai che di questo affare si parli il meno possibile: perché i discorsi potrebbero rendere inutili i miei sforzi per farlo terminar bene: io spero che quelli che tu chiamavi amici non parleranno, per la stessa ragione che gli ha distolti dall'operare. Io andrò oggi a parlare con quell'uomo dal quale viene tutto questo male, e non dispero di far tutto finire: in ogni caso, vi prometto di nuovo di non abbandonarvi mai. Frattanto voi state ritirati, schivate i discorsi, e sopra tutto non vi mostrate; questa sera o domani avrete nuove di me». Detto questo egli interruppe tutti i ringraziamenti e le benedizioni, e partì inculcando di nuovo la quiete e la prudenza; e s'avviò al suo convento.
      Ivi andò in coro a cantare terza e sesta, s'assise alla parca mensa, e allora più parca del solito per la carestia che cominciava a farsi sentire dappertutto, e dopo raccomandati al vicario gli affari del suo picciolo regno, si pose in via verso il covile dell'orso che si trattava di ammansare; senza riporre a dir vero, molta speranza nel suo tentativo.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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