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      Il mio debole parere dunque in tutto questo si è, che a ben fare non vi dovrebbero essere né sfide, né portatori, né bastonate».
      «Nè cavalieri spagnuoli, né cavalieri milanesi, voleva forse dire padre»: rispose il Conte Orazio: «ed io aggiungo: nemmeno padri cappuccini. Oh vorrebb'essere un bel vivere, padre... come si chiama il padre?»
      «Padre Cristoforo».
      «Padre Cristoforo ella ci vorrebbe ricondurre a vivere di ghiande. Senza sfide e senza bastonate! sarebbe un bel mondo! impunità per tutti i paltonieri, e il punto d'onore andato. Ma scommetto che il Padre ha voluto scherzare perché sa benissimo che la sua supposizione è impossibile».
      Don Rodrigo il quale non vedeva volentieri che il suo schiamazzatore cugino facesse tante questioni col podestà che gli premeva di tenersi amico, approfittò della sentenza del padre Cristoforo per divertire il discorso dalla questione, e rivolto al dottore con aria di protezione e di scherno.
      «Oh» disse, «voi dottore che siete famoso per dar ragione a tutti, vediamo un po' come farete per dar ragione in questo al padre Cristoforo».
      «In verità», rispose il dottore, rivolgendosi al padre, «io non so intendere come il padre Cristoforo, il quale è insieme il perfetto religioso e l'uomo di mondo, non abbia posto mente che la sua sentenza, buona, ottima e di giusto peso sul pulpito, non val niente, sia detto col dovuto rispetto, in una disputa cavalleresca: perché ogni cosa è buona a suo luogo: ma credo anch'io che il padre Cristoforo ha voluto terminare con uno scherzo ingegnoso una questione broccardica».


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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