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      Diremo soltanto che gli atti più usuali dei cappuccini per avere come dicono i francesi une contenance, erano di accarezzarsi la barba, di fare scorrere il berrettino innanzi indietro dal sincipite all'occipite, di porre la mano destra nella larga manica sinistra e viceversa, o di stirarsi il cordone, o di palpare ad uno ad uno i grossi paternostri del rosario che tenevano appeso alla cintola. Questa ultima operazione appunto faceva il Padre Cristoforo quando si trovò da solo a solo con Don Rodrigo; di modo che si avrebbe creduto che vi ponesse molta occupazione, ma il lettore sa che il buon padre era preoccupato da tutt'altro. Del contegno di Don Rodrigo non occorre parlare, giacché ognun sa che nessuno è tanto sciolto, franco, sgranchiato, quanto un ribaldo dopo un buon desinare. Stava egli però con qualche curiosità e con qualche sospetto di quello che il padre fosse per dirgli, sospetto che il contegno un po' irresoluto del padre aveva quasi cangiato in certezza. Gli accennò con sussiego che sedesse, si pose egli pure a sedere, e ruppe il silenzio con queste parole:
      «In che posso obbedirla, padre?»
      Questo era il suono delle parole, ma il modo con cui erano proferite voleva dire chiaramente: frate, bada a chi tu parli, e a quello che dirai.
      Il tuono insolente di quest'invito servì mirabilmente a togliere ogni imbarazzo al padre Cristoforo; perché risvegliando quell'uomo vecchio che il padre non aveva mai del tutto spogliato, mise in moto quello che v'era in lui di più franco e di più risoluto: cosicché invece di farsi animo dovett'egli frenare l'impeto che lo spingeva a rispondere sullo stesso tuono, per non guastare l'opera delicata che stava per intraprendere.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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