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      Aggiunse poi che egli, padre Cristoforo balordo, doveva conoscere di quanta importanza fosse la regola da lui infranta, e per la disciplina, e per evitare ogni scandalo; ma che per l'età sua, e per esser questo il primo suo fallo contro la regola, e perché si teneva certo che non v'era altro che la violazione della regola, si contentava per questa volta ch'egli prima di coricarsi recitasse un miserere colle braccia alzate; e così lo congedò, e si gittò sul duro suo pagliaccio; più soddisfatto però che se si fosse posto sul letto il più delicato: poiché non è da dire quanta consolazione si senta nel far fare agli altri il loro dovere, e nel riprenderli quando se ne allontanano.
      Questa fu la mercede che il nostro padre Cristoforo ebbe della sua giornata spesa come abbiam detto. Tristo chi ne aspetta altre in questo mondo. Egli recitò il suo buon miserere, e lo concluse dicendo: «Dio, fate misericordia a me, e a quel poveretto che io... toccate il cuore di Don Rodrigo, tenete la mano in testa al povero Fermo, salvate Lucia, e benedite il Padre guardiano. Abbiate pietà dei peccatori, dei penitenti, dei giusti, dei fedeli, e degli infedeli, degli oppressi e degli oppressori, dei cappuccini, dei zoccolanti, e di tutti i regolari, di tutti gli ecclesiastici e di tutti i laici, dei popoli e dei principi, dei carcerati, dei giudici, dei banditi, dei ladri, dei birri, delle vedove, dei pupilli, dei bravi, dei zingari, degli indemoniati, dei vivi, e dei morti. Così sia». Quindi si gettò anch'egli sul suo canile, dove lo lasceremo dormire; che ne ha bisogno.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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