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      «Ma se non li conoscete, come sapete che sieno galantuomini?»
      «Le azioni, caro mio: l'uomo si conosce alle azioni. Quegli che bevono il vino e non lo criticano, che mostrano sul banco la faccia del re, senza taccolare, e che non fanno questioni con gli altri avventori, e se hanno una coltellata da consegnare a uno, lo aspettano fuori e lontano dall'osteria per non far torto, quelli sono i galantuomini».
      Fermo non ne potè cavar altro: la cena fu servita, ma l'umore diverso dei convitati fe' sì ch'ella non fosse molto lieta. I due fratelli avrebbero voluto assaporarne tranquillamente e prolungarne le delizie; e a Fermo parevano mill'anni di uscirne, e per andare a fare il fatto suo, e perché la presenza e gli sguardi di tutti quegli ospiti gli avevano posta addosso, o per dir meglio, cresciuta l'inquietudine.
      «Che bella cosa», disse Gervaso, «che Fermo voglia pigliar moglie, e abbia bisogno...»
      «Zitto, zitto», disse tosto Fermo, «per amor del cielo».
      La cena divenne somigliante ad un pranzo diplomatico; e ci crediamo dispensati dal farne la descrizione. Diremo soltanto che Fermo, osservando per sè una rigida sobrietà, largheggiò nel mescere ai suoi convitati, per metter loro addosso del coraggio per ogni evento.
      Terminata la cena dovettero i tre compagni passare un'altra volta dinanzi a quelle facce sconosciute, le quali tutte si rivolsero a Fermo come la prima volta. Quand'egli ebbe fatti pochi passi fuori dell'osteria, si volse addietro, e vide che due lo seguivano: sostette allora coi suoi compagni, piantando gli occhi in faccia a quelle ombre, come se dicesse: - vediamo che cosa vogliono da me costoro.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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