Pagina (156/802)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      A dir vero, egli non andava né per faccenda né per diporto; ma sentiva un bisogno indistinto e confuso di uscire in gran pompa, di circondarsi della sua forza per mostrare agli altri ed a sè stesso ch'egli era pur sempre quel Don Rodrigo. Al piede della scala trovò i sei seguaci tutti armati, i quali fatta ala ed inchino, gli tennero dietro. Più burbero, più superbioso, più accigliato del solito uscì egli e si pose a camminare verso Lecco ricevendo inchini profondi, simili a genuflessioni dai contadini in cui s'abbatteva: i bravi che lo seguivano non avrebbero lasciato di punire il contegno poco ossequioso d'uno smemorato, o d'un temerario. Don Rodrigo rispondeva con una leggera mossa di capo. I signorotti pure facevano riverenza a colui che, senza contrasto, era il più potente di loro, e Don Rodrigo corrispondeva con una degnazione contegnosa. Quando però Don Rodrigo s'incontrava nel signor Castellano spagnuolo, l'inchino allora era egualmente profondo dall'una e dall'altra parte; si vedevano come due potentati i quali non hanno fra loro nessuna relazione né di pace né di guerra, ma che per convenienza fanno onore al grado l'uno dell'altro. Dopo aver passeggiato, Don Rodrigo si presentò in una casa dove si teneva brigata, e dove fu accolto con quella cordialità rispettosa che è riserbata a quelli che fanno paura, e finalmente a notte avanzata tornò al suo castellotto.
      Il Conte Attilio era giunto da poco; e fu servita la cena, alla quale Don Rodrigo pareva ancora alquanto sopra pensiero.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





Don Rodrigo Lecco Rodrigo Don Rodrigo Don Rodrigo Castellano Don Rodrigo Conte Attilio Don Rodrigo