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      Due occhi pur nerissimi si fissavano talvolta nel volto altrui con una investigazione dominatrice, e talvolta si rivolgevano ad un tratto come per fuggire: v'era in quegli occhi un non so che d'inquieto e di erratico, una espressione istantanea che annunziava qualche cosa di pił vivo, di pił recondito, talvolta di opposto a quello che suonavano le parole che quegli sguardi accompagnavano. Le guance pallidissime, ma delicate scendevano con una curva dolce ed eguale ad un mento rilevato appena come quello d'una statua greca. Le labbra regolarissime, dolcemente prominenti, benché colorate appena d'un roseo tenue, spiccavano pure fra quel pallore; e i loro moti erano, come quelli degli occhi, vivi, inaspettati, pieni di espressione e di mistero. Una gorgiera bianca, increspata lasciava intravedere una striscia di collo bianco e tornito: la nera cocolla copriva il rimanente dell'alta persona, ma un portamento disinvolto, risoluto, rivelava o indicava, ad ogni rivolgimento, forme di alta e regolare proporzione. Nel vestire stesso v'era qua e lą qualche cosa di studiato, o di negletto, di stranio insomma che osservato in uno colla espressione del volto dava alla Signora l'aspetto di una monaca singolare. La stoffa della cocolla e dei veli era pił fine che non s'usasse a monache, il seno era succinto con un certo garbo secolaresco, e dalla benda usciva sulla tempia manca l'estremitą d'una ciocchetta di nerissimi capegli; il che mostrava o dimenticanza o trascuraggine di tener secondo la regola, sempre mozze le chiome gią recise nella cerimonia solenne della vestizione.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802