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      Il Segretario, rivolto a Geltrude disse: «ah! ah!» per pigliar tempo a studiare un complimento di congratulazione: ma il Marchese lo interruppe dicendo: «Presto, presto, scrivete alla buona, senza concetti; già conosciamo la vostra abilità». Il Segretario scrisse, e il foglio fu dato a Geltrude da ricopiare, la quale ricopiò, e appose il suo nome, come le comandò il Marchese. Il quale preso il foglio, e consegnatolo al Segretario perché lo portasse addirittura cui era indiritto; comandò che si preparasse per Geltrude il suo appartamento ordinario, che si dicesse ch'ella era guarita dalla sua indisposizione - era il pretesto preso per dar ragione della sua assenza continua -, e che tosto le si facessero apprestare abiti più sontuosi. Quindi rivolto sorridendo a Geltrude, le chiese quando ella sarebbe stata disposta a fare una trottata a Monza per richiedere alla Badessa di esser ricevuta. «Anzi...» riprese dopo aver pensato un momento, «perché non v'andiamo oggi stesso? Geltrude ha bisogno di pigliar aria, e sarà ancor più contenta quando il primo passo sia fatto». «Andiamo, andiamo» rispose la Marchesa. «La giornata è bellissima». «Vado a dar gli ordini», disse il Marchesino e stava per partire. «Ma...» cominciò Geltrude, e non potè continuare. «Piano, piano, cervellino», ripigliò il Marchese rivolto al figlio: «forse Geltrude è stanca, e vuole aspettare fino a domani. Volete voi che andiamo domani?» domandò a Geltrude con uno sguardo che nello stesso tempo mostrava il sereno e minacciava il temporale.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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