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      ..» volle cominciare l'omicida, ma non potè continuare. «Ebbene» disse Egidio, «questa è mia cura; datemi tosto mano, e poi lasciate fare a me». Le donne obbedirono: Egidio carico del terribile peso ascese per una scaletta al solajo: e l'omicidio uscì per la porta che era stata aperta al sacrilegio. Quando lo scellerato fu nelle sue case, cioè in quella parte disabitata che toccava il monastero, discese per bugigattoli e per andirivieni dei quali egli era pratico, ad una cantina abbandonata, o che non aveva forse mai servito; quivi in una buca scavata da lui, il giorno antecedente, depose il testimonio del delitto; lo ricoperse, e pigliati da un mucchio che ivi era, cocci, mattoni e rottami, ve li gettò sopra per ricoprirlo, proponendosi di trasportare poco a poco su quel sito tutto il mucchio, un monte se avesse potuto. Le due donne rimaste sole, esaminarono in silenzio, se tutto era nello stato di prima; e poi... che avevano a dirsi? L'omicida, ruppe il silenzio, dicendo: «andiamo a cercare la Signora»; l'altra le tenne dietro senza rispondere.
      Bussarono sommessamente alla porta di Geltrude, la quale vi stava in agguato, e disse macchinalmente: «chi è?» «Chi potrebb'essere?» rispose l'omicida: «siam noi, apri e vieni, e vedrai che le cose sono tutte come jeri». Geltrude aprì, e venne con loro nella più orrenda stanza di quell'orrendo quartiere: volse in giro entrando un'occhiata sospettosa, e disse: «che faremo qui?» «Quel che faremmo altrove», rispose l'omicida. «Perché non andiamo nella mia stanza?


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





Egidio Egidio Geltrude