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      «Ma bravo il mio Griso», proruppe Don Rodrigo, mentre lo stesso Conte Attilio faceva un sorriso di approvazione.
      «Ma bravo: va che ti voglio fare aiutante del dottor Duplica. Per bacco, ch'egli non l'avrebbe trovata più a proposito».
      «Eh Signore», rispose il Griso, con affettata modestia, «ho avuto tanto che fare con la giustizia, che qualche cosa devo saperne».
      «Del resto», continuò Don Rodrigo, «per quanto grande sia l'abilità legale del Griso, non voglio ch'egli balzi di scanno il nostro dottore. Fa ch'egli venga oggi a pranzo da me e m'intenderò con lui. Tu intanto abbi cura di vedere il bargello e di dirgli che questa volta venga più presto del solito a ricever la mancia consueta, e che mi troverà di buon umore, e avrà un regalo di più... Così si potrà andare innanzi a fare tutto quello che sarà necessario... Purché la cosa non si risappia a Milano...»
      «Che diavolo di paura vi nasce ora», interruppe il Conte.
      «Caro cugino, la cosa non è finita; costei la voglio...»
      «Va bene».
      «E non so dove bisognerà andare a cercarla, che passi bisognerà fare...»
      «E bene, a Milano hanno altro da pensare che a questi pettegolezzi. C'è la carestia, c'è il passaggio delle truppe, c'è mille diavoli. E poi quand'anche se ne parlasse a Milano, sarebbe la prima che avremmo spuntata?»
      «Va bene, ma quel frate, quel frate vedete, chi sa quali protezioni potrà avere; e vi assicuro che non istarà quieto fin ché... Quel frate è il mio demonio, e... non posso farlo ammazzare».
      «Il frate lo piglio sotto alla mia protezione», rispose sorridendo il Conte Attilio.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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