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      » «Bravo un'altra volta! Ehi! e quel tale che ti faceva l'amore dietro tutte le siepi?» «Mandato a dormire senza cena», rispose il Nibbione, stendendo il braccio sinistro e appoggiando orizzontalmente la mano destra alla guancia. «Bene», rispose lo Spettinato: «così va fatto: meglio pagare che riscuotere». «Così m'ha insegnato mio padre», replicò il Nibbione. Con questi bei ragionamenti giunse la trista brigata alla vista del castello; quivi si trovò il Conte che avendo veduto salire l'amico gli si faceva incontro. Quando Egidio lo scorse, balzò da cavallo, gittò la briglia a uno de' suoi uomini, e corse a lui: si abbracciarono, entrarono insieme nel castello: gli scherani dell'uno e dell'altro seguitarono riverentemente in silenzio, ed entrati pure in frotta, andarono tutti insieme a gozzovigliare secondo gli ordini dati dal Conte.
      Quando i due amici furono soli nella stanza appartata, dove il Conte trattava gli affari più reconditi, scoperse ad Egidio il motivo della chiamata in questo modo.
      «Mio caro Egidio, e posso dir figlio. Ho un affare a Monza, pel quale m'è d'uopo un amico fidato, e un uomo destro e valente; e ho posti gli occhi sopra di te».
      «Vorrei vedere», rispose Egidio, «chi sarebbe in Monza colui che ardisse vantarsi di esservi più amico di me».
      «La mentita gliela darei io», replicò il Conte.
      «Ora mettetemi alla prova».
      «Ho bisogno di avere in mano una persona», disse il Conte.
      «Viva, o morta?» domandò Egidio.
      «Viva, viva», rispose il Conte, «è un affare allegro».
      «Bene», disse Egidio, «purché non sia il Castellano né alcuno di sua famiglia, né il feudatario, né il podestà, né un ufiziale spagnuolo.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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