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      La sicurezza però di Egidio diede al Conte una maraviglia non molto dissimile da quella che Don Rodrigo aveva presa della sua. Si aspettava bene il Conte che Egidio avrebbe abbracciata l'impresa, e trovato il modo di compierla, ma ch'ella dovesse parergli così agevole, non lo avrebbe immaginato. Si preparava anzi a fargli animo, e a suggerirgli i mezzi per vincere gli ostacoli che Egidio gli avrebbe opposti; e fra questi il primo gli pareva che dovesse essere la Signora: ma il lettore sa che questo che al Conte sembrava ostacolo dovette tosto affacciarsi alla mente di Egidio come un mezzo validissimo. Ed è questo uno dei molti vantaggi dei lettori di storie: il sapere certe cose ignorate dai personaggi più importanti di esse; il veder chiaro dove i più accorti ed oculati personaggi camminano all'oscuro: vantaggio che dovrebbe ispirare ad ogni lettore bennato molta riconoscenza a coloro che glielo procurano, che alla fin fine sono gli scrittori di quelle storie.
      Nel resto di quel giorno il Conte trattenne in festa l'amico, in quella festa però che poteva essere in quel luogo e fra quei due. All'indomani, dopo molti affettuosi congedi, Egidio partì, promettendo che ben presto manderebbe al Conte buone novelle dell'affare; discese al lago, entrò nel battello del Conte, traghettato all'altra riva dell'Adda coi suoi, si ripose a cavallo, e prese la via di Monza.
      In quel tempo di provocazioni, di vendette, di agguati, di tradimenti, l'uomo che si allontanava quattro passi da casa sua, camminava sempre con sospetto a guisa d'un esploratore in vicinanza del nemico; e più d'ogni altro i facinorosi e soverchiatori di mestiere, quelli che avevano in ogni parte conti accesi di offese o di minacce, com'era Egidio.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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