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      Era questi un vecchio ambizioso, geloso della parte di potere che gli era venuto fatto di afferrare, e geloso non meno dell'onore della sua famiglia e di tutto il parentado, al modo che s'intendeva l'onore a quei tempi.
      Era egli per due sorelle, zio dei due cugini, e quindi chiese tosto ad Attilio novelle dell'altro nipote Don Rodrigo.
      «Che fa quello sventato? Ma non serve ch'io ne chiegga a te che sei uno sventato come lui, e devi sempre trovarlo irreprensibile».
      «Mi ha imposto di baciare umilmente la mano all'Eccellenza del signor zio, alla quale è sempre devotissimo».
      «Sì sì... mantiene bravi tuttavia?»
      «Oh Signor zio, bravi... non si può veramente chiamarli bravi: tiene un corteggio di servitori conveniente alla sua nascita, e al decoro della parentela».
      «Sì sì... ma Sua Eccellenza il signor Governatore non vuole i corteggi a questo modo, e si lascia qualche volta intendere che toccherebbe ai Ministri, e ai loro parenti dare l'esempio».
      «Ma vede bene signor zio, il mondo diventa peggiore di giorno in giorno...»
      «Oh questo sì; ma non tocca a te il dirlo».
      «Ad ogni modo, il mondo è pieno di gente che non porta rispetto né alla nascita né al nome, se uno non lo sa far rispettare».
      «Anche questo è vero; ma quando si ha uno Zio nel consiglio segreto e all'orecchio di Sua Eccellenza non si deve temere di soperchiatori».
      «Certo, che con l'amparo del signor Zio noi potremmo aver soddisfazione di qualunque offesa: ma intanto gl'impegni nascerebbero, e il Signor Zio che ha tanta bontà di cuore, avrebbe disturbi ad ogni momento per causa nostra.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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