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      «Ah! ah!» sclamò egli, come ridendo della sua propria dappocaggine, «È vero, è vero; sono pure uno sventato; ma: i paperi vogliono menare a ber l'oche». Il Conte Zio fu contentissimo della riparazione; e disse: «Bene, bene, i pareri tu gli hai da sentire: e l'ordine che io ti dò ora è di non far parola con alcuno di questo impegno». Il nipote promise l'obbedienza, e si congedò certo e lieto della riuscita.
      Il Conte Zio rimasto solo, pensò tosto al modo di sciogliere il nodo prima che si ravviluppasse a segno che fosse mestieri di tagliarlo. Il grande scopo di questo signore era di ottenere un po' di potere, il più che fosse possibile: e uno dei mezzi più validi per ottenerne era di far credere che ne avesse molto. Egli conosceva per lunga esperienza l'efficacia di questo mezzo, e in certi momenti in cui il prurito di far mostra della sua profondità nella politica, superava nel suo animo la circospezione che gli consigliava a nasconderla (il qual prurito quasi invincibile, per parentesi, è cagione a molti furbi di scoprirsi da sè, e di rovinare così i loro affari; che è un peccato) in quei momenti dico, egli era solito di fare intendere la sua teoria con una frase di Virgilio che gli era rimasta in mente dalla scuola, e che egli interpretava a suo modo: possunt quia posse videntur. - Chi aveva intese queste parole dalla sua bocca poteva esser certo di essere ai primi posti della confidenza del Consigliere segreto. Questa dottrina poi, come accade, era in lui divenuta abito, e passione.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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