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      Ma vediamo in che stato è la cosa, e come si può rimediare. - E per pigliar tempo, rispose al Conte:
      «Se Vostra Eccellenza è informata di qualche mancamento di questo padre, Le sarò grato di farmene partecipe, acciò ch'io possa mettervi rimedio».
      «Pensieri degni della sua prudenza, padre molto reverendo: principiis obsta. Ecco il fatto, senza andirivieni. Questo religioso ha preso a cozzare con mio nipote, e la cosa potrebbe farsi più seria. Senza parlare di me, che ho troppa venerazione per Vostra paternità e per tutta la compagnia, per fare nulla senza sua intelligenza in questo proposito; mio nipote ha molte aderenze. Quand'anche io non me ne volessi impacciare, i parenti di padre e di madre... sono persone... sono famiglie...»
      «Cospicue» disse il padre.
      «E accreditate», continuò il Conte: «e mio nipote ha il sangue caldo. Io le parlo da buon amico. Mio nipote è giovane, e questo religioso, da quel che sento» e qui cavò la sua vacchetta, l'aperse, vi diede un'occhiata per lasciar supporre al padre che vi erano notate di gran cose, e continuò con un'aria misteriosa: «questo religioso ha ancora tutte le inclinazioni della gioventù. I giovani non hanno giudizio, e tocca a noi che abbiamo i nostri anni... pur troppo eh?...»
      «Eh! pur troppo», disse il padre.
      Chi fosse stato presente a quel dialogo avrebbe potuto scorgere in quel momento una mutazione curiosa nel volto dei due personaggi, che per la prima volta prendeva l'espressione d'un sentimento sincero: qui non avea luogo la politica, e il cuore parlava.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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