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      Lucia non seppe più resistere, si accusò di aver resistito, le parve che avrebbe rifiutato il soccorso del cielo, rifiutando quello che le era offerto, piena di una novella fiducia disse: «vado tosto». Geltrude l'accomiatò, lodandola, facendole animo, e ripetendo le più liete promesse e indicandole la via per andare al convento. Lucia ritenendo a forza il pianto chiese scusa alla Signora della sua poca fede, e della sua ingratitudine. «Sono una poveretta senza pratica», diss'ella; «ma già ella tutte queste brighe non se le deve pigliar per me, ma per Quello di lassù
      , che gliele rimeriterà tutte», e abbandonandosi alla grata, colle braccia tese, continuò: «se non fossero questi ferri, mi pare che le getterei le braccia al collo, ed ella non se lo avrebbe a male, perché è tanto buona, ed io lo faccio per cuore».
      «Sì sì, Lucia, addio, addio», disse Geltrude.
      «Dio la benedica» rispose Lucia, e staccatasi dalla grata, si volse, e si avviò verso la porta del parlatorio.
      - Che orrenda parola! - disse in suo cuore Geltrude: Dio gliele rimeriterà tutte, e alzando gli occhi vide Lucia, che stava per passare la soglia. Finché Lucia aveva litigato contra le persuasioni di Geltrude, questa, impegnata ad ottenere l'intento di Egidio, animata dalla disputa stessa non aveva pensato ad altro che a giungere al suo fine, ma quando vide il cangiamento di Lucia, quando vide la sua fede sicura, intera, amorosa, e pensò che la tradiva, quando vide la vittima andare così senza sospetto all'orribile sagrificio, un sentimento improvviso, indistinto, irresistibile le fece pronunziare quasi macchinalmente queste parole: «Sentite Lucia». Lucia ristette, si rivolse, ritornò alla grata.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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