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      «Coraggio, coraggio» dicevano gli scherani, ma Lucia non intendeva più nulla.
      «Diavolo!» disse uno dei malandrini; «par morta».
      «Niente, niente», disse un altro, «ci vorrebbe un po' d'aceto da mettergli sotto il naso».
      «È lì covato l'aceto...» disse il terzo: «se potesse servire quel fiasco di vino che è riposto lì sotto il sedile».
      «Che vino?» riprese il secondo, «aceto vorebb'essere».
      «Vedete che mala ventura», disse ancora il terzo; «se giungessi arso di sete in una osteria disabitata, a cercar vino, troverei aceto, e qui che aceto ci vorrebbe...»
      «Taci gaglioffo, che non è tempo da sciocchezze», interruppe il secondo.
      «Ohe!» disse il primo, «non dà segno di vita: se fosse morta davvero avremmo fatta una bella spedizione».
      «Noi abbiamo eseguiti gli ordini puntualmente», rispose il secondo; «se fosse accaduta una disgrazia non è nostra colpa».
      «Che morta?» disse il terzo: «è un picciolo fastidio che le è venuto: eh! le donne ne hanno per meno d'assai: or ora tornerà in sè».
      Mentre quegli sciagurati tenevano questo consiglio, ed esprimevano la loro inquietudine in uno stile degno del loro animo, la carrozza era uscita dalla via più battuta, aveva imboccata una stradella di traverso pei campi, e continuava rapidamente il suo cammino.
      Intanto colui che aveva afferrata Lucia, ed era un bravo di Egidio rimasto nella strada quando la carrozza partì, si guardò intorno, e certo che nessuno lo aveva scorto spiccò un salto sul pendio d'una riva, abbrancò un ramo della siepe, con un altro salto fu sull'alto della riva, e si appiattò in un polloneto di castagni che conservavano ancora tanto delle lor foglie da nascondere un birbone.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





Lucia Lucia Egidio