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      Così il Conte solo, ma tutto armato uscì dal castello, scese l'erta e giunse nella via pubblica, la quale brulicava di viandanti: la turba cresceva ad ogni istante: a misura che la fama del Cardinale arrivato si diffondeva di terra in terra, tutti accorrevano. Ma in quella via affollata il Conte camminava solo: quegli che se lo vedevano arrivare al fianco, s'inchinavano umilmente, e si scostavano come per rispetto, e allentavano il passo per restargli addietro: taluno di quelli che lo precedevano, rivolgendosi a caso a guardarsi dietro le spalle, lo scorgeva, lo annunziava sotto voce ai compagni, e tutti studiavano il passo, per non trovarglisi in paro. Giunto al villaggio, sulla piazzetta dov'era la Chiesa, e la casa del Parroco, trovò il Conte una turba dei già arrivati, che aspettavano il momento in cui il Cardinale entrasse nella Chiesa per celebrare gli uficj divini. E qui pure tutti quelli a cui si avvicinava, svignavano pian piano. Il Conte affrontò uno di questi prudenti, in modo che non gli potesse sfuggire e gli chiese bruscamente come annojato che era di quel troppo rispetto, dove fosse il Cardinale Borromeo. «È lì nella casa del curato», rispose riverentemente l'interrogato. Il Conte si avviò alla casa fra la turba, che si divideva come le acque del Mar Rosso al passaggio degli Ebrei, ed entrò sicuramente nella casa. Quivi un bisbiglio, una curiosità timida, un'ansia, un non saper come accoglierlo. Egli, rivolto ad un prete gli disse che voleva parlare col Cardinale, e chiedeva di essergli tosto annunziato.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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