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      In questo stato era Lucia sempre rannicchiata, quando fu bussato dal Conte, la porta s'aperse, la vecchia uscì, e la buona donna entrò con Don Abbondio. Tutto questo fu un istante; ma un istante di nuovo batticuore per Lucia alla quale se lo stato presente era intollerabile, ogni mutazione era però una contingenza di spavento. Fissò ella gli occhi nei sopravvegnenti, vide una donna e si rincorò, vide un prete, e le sue speranze si accrebbero; guardò più attentamente: - è egli o non è? son'io trasognata? È il mio curato! - La buona donna si avvicinò a Lucia che senza quasi pensarvi si alzò, e salutatala con un volto di pietà cortese, si pose l'indice della destra su le labbra, e stesa la manca la abbassava e la rialzava lentamente come si dipinge il Salvatore che acquieta i flutti del mare di Tiberiade, e disse con voce sommessa, allegramente: «veniamo a liberarvi».
      «È dunque la Madonna che vi manda?» disse Lucia con un giubilo ancora incerto, ma pur vivissimo.
      «Può essere», rispose la buona donna.
      «Chi siete? come avete potuto...?» cominciò Lucia alla buona donna; indi tosto rapita da un'altra brama di sapere, si rivolse al curato, e continuò: «e lei, signor curato: come...?»
      «Ah! vedete?» rispose Don Abbondio: «son qui io, il vostro curato, a liberarvi, dal lago dei leoni, senza riguardi per me, in una giornata fredda, a cavallo...»
      «E mia madre?» domandò ancora Lucia, a cui le idee si succedevano in folla.
      «La vedrete presto, oggi», rispose Don Abbondio: «ma prima dovete vedere ben altro personaggio.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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