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      Chiese egli a chi lo serviva più da vicino che cosa volesse dire quel concorso; e gli fu detto che era gente accorsa da tutta la diocesi di Bergamo, e dalla città stessa per vederlo, per udirlo. «E perché» diss'egli, «non gli accoglieremo noi gentilmente come si conviene con ospiti?» Quindi dette alcune parole di insegnamento e di salute ai popolani che non avendo avuto viaggio da fare avevano i primi occupata tutta la chiesa, propose loro che facessero gli onori di casa, e cedessero il luogo a quegli estranei che erano venuti da lontano per sentire un vescovo. La voce corse tosto per la chiesa e per lo spazio di fuori; questi uscivano e cedevano il luogo con pronta cortesia, quegli entravano con ritegno e con rendimenti di grazie: contadini e signori parevano in quel momento gente bene educata. Cangiata a poco a poco l'udienza, il Cardinale parlò a quei sopravvenuti come gli dettava la sua abituale carità, e la simpatia particolare che aveva eccitata in lui quella ardente e comune volontà la quale egli si sforzava di credere mossa in tutto dal suo ministero e per nulla da una inclinazione alla sua persona. Terminato il discorso, benedisse egli tutto quel concorso, lo accomiatò, e si dispose a partire. Salito sulla sua mula, si mosse col suo seguito in mezzo a quella moltitudine, ma dopo alquanto viaggio, quando credeva d'abbandonarla, s'avvide che la moltitudine lo seguiva. Si volse egli allora, ristette in faccia a quella, e la benedisse di nuovo come per congedarla ultimamente.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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