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      » ripigliò la donna, e così dicendo, dimenò i pugni, come se desse una buona spellicciatura al poveretto; e con quel movimento fece volare uno spruzzo di farina, da farne più che i due pani lasciati cadere dal ragazzo.
      «Via, via», disse l'uomo: «qualcheduno gli raccoglierà: abbiamo stentato tanto tempo, ora che viene un po' d'abbondanza, godiamola in santa pace».
      La conversazione non si sarà probabilmente terminata a quelle parole; ma gl'interlocutori s'allontanavano da Fermo, ed egli non potè intenderne altro.
      Da quel poco però ch'egli aveva inteso, e veduto, e che vedeva tuttavia, potè egli comprendere che il popolo era sollevato, e che quello era un giorno di conquista eroica, vale a dire, che ognuno pigliava secondo le sue forze, dando busse in vece di danari.
      Nel nostro sistema d'imparzialità, e di fedeltà storica, noi dobbiamo confessare che il primo sentimento di Fermo fu un sentimento di compiacenza. Egli aveva tanto patito nello stato ordinario della società; l'aveva veduto così favorevole e comodo per la iniquità, e provato così inerte e senza ajuto per la ragione debole, che si sentiva naturalmente inclinato ad ogni cosa che lo rivolgesse, e lo cangiasse. Il cangiamento al far dei conti, poteva essere un male peggiore, ma intanto non era più quel male di prima, ma intanto i pari di Don Rodrigo, si trovavano una volta nelle angosce che avevano date agli altri, e i pari di Fermo facevano valere le loro ragioni. Per altra parte Fermo, come tutti quelli che avevano sofferto della carestia, ne accagionava principalmente la scelleratezza di alcuni, e la negligenza crudele, o la connivenza di alcuni altri; e gli pareva giusto che la forza venisse in ajuto della parte oppressa dalla scelleratezza e dalla connivenza.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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