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      Era quello il secondo anno di scarso raccolto: nel primo era stata piuttosto scarsità che carestia: le provvigioni rimaste degli anni grassi antecedenti avevano supplito tanto o quanto al difetto di quello, e la popolazione era giunta al nuovo raccolto, non satolla, e non affamata; ma certo affatto sprovveduta. Ora, il nuovo raccolto nel quale erano riposte tutte le speranze, fu scarso, come abbiam detto, e lo fu d'assai più del primo, in parte per maggiore contrarietà delle stagioni, e in parte per colpa orrenda degli uomini. Si guerreggiava allora in Italia, e non lontano dal Milanese; il quale si trovò soggetto ad alloggiamenti di truppe e a gravezze straordinarie. Queste furono tanto intollerabili, e le estorsioni, le rubberie, il guasto della soldatesca portati a tal segno, che molte possessioni rimasero abbandonate, molte campagne incolte, e molti contadini andarono accattando quel vitto che avrebbero procacciato a sè e ad altri col lavoro delle loro braccia. E dove pure s'era coltivato, le seminagioni erano state scarse, perché l'agricoltore, tentato dall'urgente bisogno aveva sottratta e consumata una parte e la migliore del grano che doveva esser destinato a quelle.
      Ottenuto appena il raccolto, la guerra stessa che era stata la principale cagione a renderlo scarso, fu la prima a divorarne una gran parte. Le depredazioni parziali, le provvigioni per l'esercito, e lo sprecamento infinito delle une e dell'altre fecero tosto un tale squarcio in quel misero raccolto, che la fame fu preveduta, quasi sentita sotto la messe stessa.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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