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      Il linguaggio di coloro che hanno ben fitte in testa queste due storture è accetto al popolo che patisce; e la cosa è troppo naturale: non riconoscendo il male nella natura delle cose, attribuendolo tutto alla perversità umana, essi mostrano nello stesso tempo una compassione che pare più sincera per chi soffre, un grande orrore per chi fa soffrire, e fanno sempre intravedere la possibilità d'un rimedio pronto ed assoluto.
      Ma quegli i quali veggono chiaramente la realtà del male, non hanno cose gradite da dire a chi lo sopporta; poiché chi dopo d'aver suggeriti alcuni rimedj per minorare il male, confessa che molto è senza rimedio, e raccomanda la rassegnazione, può difficilmente far credere che compatisce; chi nega all'addolorato che la causa prima, unica del suo dolore sia nella volontà scellerata di alcuni, converrà che abbia ben fama di onesto e di umano perché l'addolorato si contenti di crederlo cieco e insensato, e non lo chiami atroce, fautore, complice di quelli che creano il dolore. Sono i chiaroveggenti, in quel caso, come un medico, che giunga al letto d'un infermo circondato da una famiglia amante e ignorante, dove si trovi un ciarlatano il quale assevera che il male è tutto nella cecità o nella impostura dei medici, e ch'egli tiene un'ampollina dov'è la salute. Se il medico il quale vede che la malattia è incurabile, si lascia uscire dalla chiostra dei denti questo suo parere, la famiglia lo riguarderà come un pazzo crudele che desidera di veder morire le persone.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802