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      Ora l'anno era passato, si era fatto il nuovo raccolto; sarebbe stata cosa molto naturale ricercare se quel grano era stato finalmente venduto, o no. Nel primo caso, avrebbero dovuto gli uomini conchiudere che s'erano dunque ingannati nell'affermare che il grano abbondava, poiché s'era venduto a caro prezzo fino al raccolto, appena aveva bastato. Che se il grano dell'anno antecedente non era venduto, esisteva dunque; i capitali degli avari, i granaj erano occupati; come dunque potevano essi fare ancora nuove incette? Ma la popolazione sfogando sempre il suo dolore con imprecazioni, non pensava che le ultime contraddicevano alle prime. Si diceva anche che molti accapparravano i grani per ispedirli in altri paesi; e in questi altri paesi si gridava che i grani erano spediti a Milano. Tutti quelli che ne possedevano, erano oggetto di minaccia e di abbominazione: i possessori che non lo vendevano erano tiranni, quegli che lo comperavano per rivenderlo, i fornaj che ne facevano provvista, scellerati che volevano ritirarlo dal commercio e imporgli il prezzo che sarebbe piaciuto alla loro avidità. Che ognuno provvedesse la quantità che poteva essergli necessaria fino al raccolto, era cosa impossibile. Quindi se la popolazione avesse voluto o potuto rendersi un conto esatto delle sue idee, e dei suoi desiderj, avrebbe trovato ch'ella voleva che il grano non fosse in nessun luogo. Il prezzo straordinario al momento stesso del raccolto, crebbe nell'autunno, crebbe straordinariamente al cominciare dell'inverno, e col prezzo crebbe il fremito e il clamore del popolo, il quale accusava già apertamente i magistrati di negligenza, anzi di connivenza con coloro che lo affamavano.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





Milano