Pagina (519/802)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Non mancava più che una occasione, un avvenimento, un movimento qualunque per ridurre a fatti quelle parole; e l'occasione non si fece aspettar molto. Uscivano secondo il solito dalle botteghe dei fornaj quei fattorini che con una gerla carica di pane andavano a portarne la quantità convenuta, ai monasteri, alle case dei ricchi, insomma (per dirla con un termine milanese, che la lingua toscana dovrebbe ricevere poiché non è altro che una applicazione speciale e analoga d'un vocabolo toscano) alle poste loro. Uno di questi passava per quel crocicchio che si chiamava il Leone di Porta Orientale, dove era adunato molto di quel popolo. Al primo vedere quel fattorino e quella gerla: «ecco», gridarono cento voci: «ecco se c'è il pane». «Sì, sì, pei tiranni che non vogliono darne alla povera gente», grida uno della folla. Un altro s'avanza, s'appressa al fattorino, alza la mano all'orlo della gerla, la fa abbassare con una strappata, e con l'altra mano toglie un pane e dice: «siamo cristiani anche noi; abbiamo da mangiare». «Anche noi»; rispondono cento voci, molti s'avventano al fattorino, e gridano: «giù quella gerla». Il garzoncello arrossisce, impallidisce, trema, vorrebbe dire: - lasciatemi stare -; ma non ha tempo, sviluppa le braccia in fretta dalle ritorte che servono di manichi alla gerla, la lascia nelle mani di quelli che l'avevano presa; e a gambe. Il pane fu diviso in fretta, ma senza tumulto e senza risse fra coloro che erano più vicini alla presa. Ma quelli a cui non era toccato nulla, irritati e aizzati dalla vista del guadagno altrui, e animati dalla facilità, e dalla impunità della impresa, si mossero a troppe alla busca di altre gerle vaganti: tutte quelle che si abbatterono in questi cercatori, furono ritenute e svaligiate come la prima.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





Leone Porta Orientale