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      ..»
      «Passo! passo a Ferrer!» «Vogliamo impiccarlo noi, il vicario! è un birbone!» «No no: in prigione! giustizia!»
      Intanto il cocchiere, imitando anch'egli la condotta del padrone, sorrideva alla moltitudine, e con una grazia delicatissima moveva la frusta a destra e a manca per accennare a quelli che erano dinanzi ai cavalli che si ritirassero un poco sui lati: alcuni si ritiravano volontariamente, e quei bene intenzionati che abbiam detto, posti nel mezzo rimovevano gli altri poco a poco, e la carrozza dava qualche passo. Ferrer andava sempre ripetendo le stesse frasi, talvolta dicendo le parole che soddisfacessero alle grida che sentiva più distintamente.
      «Giustizia, m'impegno io, vengo a pigliarlo prigione: è giusto: il re nostro signore vuole che si castighino quelli che fanno del male ai suoi fedelissimi vassalli... a questi bravi galantuomini: largo di grazia: gli faremo il processo: giustizia pronta: pane a buon mercato: abbondanza! abbondanza!»
      Così passo, passo, la carrozza giunse dinanzi alla casa, su la porta, e si fermò.
      Quivi era il punto difficile, il momento sommo dell'impresa: ma il nostro Ferrer era un valente in quel giorno, e doveva uscirne vincitore.
     
      CAPITOLO VII
     
      In un disegno qualunque o di pensiero o di azione (quando sia di quei disegni che hanno a riuscire) dopo superati alcuni ostacoli, dopo avute certe arre di buon successo, giunge un momento in cui le idee diventano più sicure e più vigorose, la cosa appare più fattibile, il già fatto conforta, e indica nello stesso tempo quello che resta a farsi, la probabilità di ottenere lo scopo ne rinnova il desiderio che la vista degli ostacoli aveva indebolito, e lo spirito acquista quasi una placida sveltezza, una risoluzione pronta che governa gli avvenimenti.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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