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      Altri si riunivano in piccioli crocchj, e procedendo lentamente, e talvolta sostando, tenevano ragionamento sul fatto e sull'avvenire. Si disputava del supplizio che sarebbe dato al Vicario di provvisione: chi gli pronosticava le forche, chi il taglio della testa, perché era cavaliere; i più moderati si contentavano del bando. Si stabiliva il prezzo del pane, si facevano leggi ancor più severe contra gli accapparratori, e contra i fornaj, si benediceva Ferrer, e si maledicevano tutti gli altri magistrati. In questi crocchj s'inframmettevano di quei pescatori nel torbido che avevano dilatata e tenuta viva la sommossa in quel giorno, e gettavano accortamente i germi per l'indomani, ora mostrando di fidarsi poco delle promesse fatte in un momento di terrore, e facendo intendere che le promesse non sarebbero attenute, se non fossero rimasti uniti quelli che le avevano fatte uscire con la forza; ora asserendo che nel tal luogo, alla tale ora dell'indomani vi sarebbe gran concorso, e preparando così un concorso al quale nessuno aveva pensato ancora. Quelle tali facce, delle quali già al mattino ne aveva riconosciuta alcuna quel prudente le cui parole avevano dato da pensare a Fermo, andavano ora in ronda più che mai, origliando, sguaraguatando, intromettendosi ai discorsi per andare a riferire qualche cosa ai magistrati, i quali tra la battisoffia e la stizza stavano consultando, e aspettando di conoscere un po' meglio lo stato delle cose, di vedere le acque un po' abbassate per piantare un qualche argine.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





Vicario Ferrer Fermo