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      «Mi lascino andare adesso, subito», disse Fermo, «io non ho nulla che fare con la giustizia».
      «Lo portiamo via?» disse uno di quei birri al notajo.
      «Fermo Spolino!...» disse il notajo con aria di consiglio minaccioso.
      «Come sa Lei il mio nome?» disse Fermo.
      «Se non fate presto...»
      «Voglio sapere perché vengono a fare questa sorpresa a un galantuomo. Che cosa ho fatto? parlino: io son uomo che intende la ragione, e darò conto di tutto». Ma i birri fattisi bruscamente vicini a Fermo stavano per porgli le mani addosso, quando egli gridò: «non toccate la carne d'un galantuomo, che...»
      «Dunque alzatevi subito», disse il notajo.
      «Ebbene mi alzerò», disse Fermo; «ma io non voglio andare dal Capitano di giustizia. Io non ho che fare con lui. Voglio esser condotto da Ferrer; quello lo conosco, e saprò fare intendere le mie ragioni».
      «Presto, vestitevi, venite con noi, e direte tutta la vostra ragione a vostro bell'agio».
      Fermo, vedendo che la resistenza era inutile, tolse sul letto i suoi panni, e cominciò a vestirsi, cercando intanto di scoprire la cagione di un avvenimento così nojoso e così inaspettato: ma la sua mente ravvolgendosi per cercarla fra le memorie della sera antecedente, si confondeva, come un padre che s'aggiri in una folta mascherata, per riconoscere un suo ragazzaccio. Poco a poco però cominciò egli a ricordarsi della grida, del nome, e del negozio, delle istanze dell'oste, e dei suoi rifiuti; ma come diavolo, l'uomo nero sapeva egli appuntino quel nome e cognome che Fermo non aveva mai voluto pronunziare?


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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