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      E poi, come erano cangiate le cose a segno, che colui il quale doveva in quella giornata fare il legislatore, la cominciasse coi birri al fianco per andare in prigione? - Qualche mistero ci dev'essere, - disse Fermo tra sè: - e intanto se potessi con un po' di buona grazia uscire dalle mani di costoro, sarebbe meglio. - Con questa intenzione volgendosi al notajo con un volto tra il gioviale e il furbo, gli disse:
      «Se non si trattasse che di dire il mio nome... jeri sera, veramente io era un po' brillo, e abbiamo parlato per metà, il vino, ed io.. ma ora non ci avrei difficoltà; ed ella dovrebbe esser contenta, così rimarremmo in libertà tutti e due».
      «Bravo, bravo figliuolo», disse il notajo, «voi pensate con giudizio: se farete le cose con garbo ne uscirete presto e bene; ma lo direte a chi ha l'autorità di farvi rilasciar subito: è una formalità da nulla; ma io non posso far niente».
      «Ham!» disse, o piuttosto fece Fermo scotendo la testa, e ricominciò a pensare - Diamine! Che cosa fanno tutti quei buoni fratelli di jeri? mi lasciano in ballo a questo modo! - Fra questi pensieri stava egli di tempo in tempo con le mani alzate tra un bottone e l'altro, interrompendo l'azione del vestirsi. Ma il notajo s'era tirato verso la finestra, e aprendo le impannate (ché i vetri in quel tempo erano riserbati soltanto alle case signorili, anzi alla parte più signorile di esse) guardò nella via non senza inquietudine, e vide che le cose non erano già più come le aveva trovate nel venire: i popolani sbucavano come vespe dalle case, e si riunivano a sciami: il ronzio sordo cresceva, e, quello che al notajo parve un segno mortale, le ronde che giravano per impedire l'attruppamento, cominciavano a procedere con molta buona creanza.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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