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      Chiuse l'impannata in furia, lanciò dal suo cuore, poiché ne aveva uno anch'egli, una imprecazione contra il Capitano di giustizia che lo aveva messo in quell'intrigo, un'altra contra Fermo che in un momento così urgente per lui notajo, pareva che volesse perdere il tempo a bella posta, indi fece un cenno ai birri, che sbrigassero la faccenda. I birri rinnovarono più forti le minacce a Fermo, questi, accortosi della inquietudine dei nemici, concepì buona speranza, conchiuse che, se l'interesse di quelli era che si facesse presto, il suo doveva essere di tirare in lungo, e procurò di perder tempo, senza dare a coloro un pretesto di venire all'estremo. Ma finalmente si trovò vestito: e allora ponendo le mani nelle tasche del suo farsetto: «oh!» disse, «io aveva una lettera: voi me l'avete rubata».
      «La lettera è qui», disse il notajo traendola di seno in fretta, e senza pensare in quel momento a ribattere l'irriverenza del rimprovero: «è ella questa?» soggiunse mostrandola.
      «Questa appunto», rispose Fermo, stendendo la mano per prenderla.
      «Piano, piano», disse il notajo; «ho piacere che l'abbiate riconosciuta, ma non ve la posso dare: vi sarà restituita a momenti da chi si deve, purché abbiate giudizio: andiamo, andiamo».
      «Voglio la mia lettera», disse Fermo: «che bricconeria è questa? a forza di trattare coi ladri, avete imparato il mestiere».
      I birri volevano gettarsi addosso a Fermo; ma il notajo, sporgendo in fuori il mento e la mandibola inferiore, allargando le narici, sbarrando gli occhi, e scotendo il capo in fretta, fece loro intendere di non muoversi.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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