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      - A Bergamo - si rispose. - E la strada? Domanderò a qualcheduno di questi galantuomini: chi m'ha ajutato non mi vorrà tradire. - Mentre egli pensava, da molte parti gli veniva gridato: «presto presto, a gambe, amico». Egli seguì il consiglio alla prima: entrò per una via sconosciuta, e si diede a correre, senza saper dove; ma quando si trovò fuori della folla, allentò il passo, e cominciò ad affisare i volti di quelli che incontrava, per trovarne uno che gli garbasse, e gli desse fiducia a fare la sua inchiesta. Ma la scelta andò in lungo, e Fermo ebbe a fare rapidamente forse venti giudizj fisionomici prima di fissarsi ad uno che fosse l'uomo per lui. Quel grassotto che stava ritto su la porta della sua bottega, con le gambe aperte, con le braccia dietro la schiena, e le mani l'una nell'altra su le reni, col ventre in fuori, il mento levato, e la giogaja pendente, sollevando alternativamente su la punta dei piedi la sua massa tremolante, e lasciandola cadere su le calcagna, aveva una cera di cicalone curioso, che invece di risposta avrebbe dato interrogazioni: quegli che girava posatamente, adocchiando e origliando pareva uomo da ripiombare un povero figliuolo nella fossa dei lioni e non d'aiutarlo ad uscirne del tutto: quell'altro, che s'avanzava col labbro spenzolato, e con gli occhi immobili, non che segnare spicciamente, e precisamente la via altrui, appena pareva conoscer la sua: e quel ragazzotto che a dir vero mostrava una intelligenza superiore all'età, mostrava però ancor più malizia che intelligenza, e si sarebbe potuto scommettere che nella domanda che gli fosse fatta egli non avrebbe veduto altro che l'occasione di burlare e di confondere un povero forese.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





Bergamo Fermo