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      La povera Lucia protestava da principio con voce angosciosa, e timida, ch'ella non pensava a nessuno. Donna Prassede non voleva mai stare a questa ragione, e ne aveva molte da opporre: «So come vanno le cose», diceva ella, «conosco il mondo: so come son fatte le giovani: se v'è un ribaldo, è sempre il più accetto. Fate che per qualche accidente non possano sposare un galantuomo, un uomo di giudizio, si rassegnano tosto; ma se è uno scavezzacollo: non se lo possono cavar dal cuore. Eh figlia mia, non basta dire: - non penso a nessuno -: vogliono esser fatti, fatti e non parole». Così seguendo una sua idea, che è anche quella di molti altri, che per far passare in una testa ripugnante i proprj sentimenti, bisogna esprimerli con molta efficacia, adoperare i termini i più forti ed anche esagerati, Donna Prassede non risparmiava i titoli al povero assente, lo nominava come un oggetto d'orrore, di schifo, faceva sentire che sarebbe stata cosa inconcepibile, mostruosa, che alcuno potesse avere interessamento, e peggio inclinazione per colui.
      Così ella otteneva appunto l'intento opposto a quello ch'ella si proponeva. Lucia cercava di dimenticar Fermo; ma quando una parola sgraziata, e nemica glielo voleva a forza rimettere nella mente in un aspetto odioso e spregevole, allora tutte le antiche memorie si risvegliavano ed accorrevano per rispingere una immagine tanto diversa dalla immagine in cui quella mente era stata avvezza a compiacersi. Il disprezzo con che il nome di Fermo era proferito faceva ricordare a Lucia la condotta, il contegno, il buon nome di Fermo, tutte le ragioni per cui ella lo aveva stimato; l'odio faceva risorgere più risoluto l'interesse; l'idea confusa dei pericoli ch'egli aveva corsi, anche dei falli ch'egli poteva aver forse commessi, pericoli e falli che Donna Prassede rinfacciava a Lucia con eguale amarezza come un egual motivo di avversione, suscitavano più viva e più profonda la pietà, e da tutti questi sentimenti rinasceva quell'amore, che Lucia si studiava tanto di estinguere.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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