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      Don Abbondio mettendosi le mani in que' due suoi ciuffetti grigj su le tempie, balzò di casa come un forsennato, e andò di porta in porta a gagnolare, a scongiurare quegli che tornati da qualche giorno avevano assestate alla meglio le case loro, che venissero a dare un po' di governo alla sua; e nello stesso viaggio, guardava anche chi fosse più fornito di roba salvata dalla rapina, e accattava in prestito da chi una panca, da chi una coltre, da chi un piatto, da chi una pentola; tanto che cogli ajuti e con le prestanze potè accamparsi quel giorno in casa per riconquistarla e riordinarla poi tutta a poco a poco. Passati quei primi giorni, e nel tempo appunto delle brighe e delle spese, Don Abbondio ebbe con se stesso e con Perpetua una guerra assai fastidiosa. Perpetua, parte con la sua vista acuta come il fiuto d'un bracco, parte con la sua abilità a far ciarlare la gente, scoperse che molte masserizie del suo padrone non erano già state sciupate dai barbari, ma erano sane e salve in paese nelle mani dei barberini; ne fece tosto avvertito Don Abbondio, perché si facesse rendere il suo. Ma Don Abbondio non voleva sentir toccare questa corda: non già che non gli spiacesse assai vedersi così rubato a man salva, e sapere il fatto suo in mano d'altri: ma quegli che se lo tenevano erano i più terribili e bizzarri arieti del suo gregge: quegli dai quali Don Abbondio aveva sempre sofferto ogni cosa piuttosto che provocarli al cozzo, che aveva sempre accarezzati, e lodati come i più savj ed esemplari.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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