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      Ma questa opinione non fece presa: quella che supponeva una intenzione più rea, una intenzione atroce era troppo conforme alle altre idee dell'universale: e del resto nelle grandi sciagure gl'ingegni si pascono volentieri di supposizioni orribili. Quegli che opinavano per la burla non osarono troppo insistere, per non esser presi essi stessi in sospetto di complici o di fautori dell'attentato. Dal non credere un delitto all'approvarlo il salto è grande; ma la logica delle passioni è agile, e sa farne senza difficoltà anche dei maggiori. Il suo modo di procedere in questo caso è tale. Quando a persone inebbriate d'odio e di indegnazione contra il supposto autore d'una grande iniquità contra il pubblico, voi negate che quegli ne sia colpevole, l'idea che rimane nei vostri uditori è che voi intendete di scusarlo. Ora nelle menti loro, atrocità del delitto, certezza del delitto, reità del tale o dei tali sono idee affatto indivisibili; e quindi scusare la persona è per essi scusare la cosa. Scusare poi, approvare, favorire, esser complice, esser capo, sono salterelli, che la logica fa quasi senza avvedersene.
      Ma ciò che reca maraviglia anche a chi avendo letti i libri di quel tempo ha potuto avvezzarsi al ragionare dei loro autori, si è l'udire taluno di quei medici stessi che avevano sostenuto, insegnato, osservato alla giornata come il contatto trasmettesse e diffondesse rapidamente la peste, udirli dico poi attribuirne la diffusione alle unzioni. Ai 19 di Maggio, il tribunale della sanità con publica grida, offerse premio ed impunità a chi rivelasse gli autori delle unzioni.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802