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      E non vedendo la via d'uscire, strepitava, ansava, l'affanno l'avrebbe destato; quand'ecco gli parve che tutti gli occhi si volgessero alla parte della chiesa dov'era il pulpito: guatò anch'egli, e vide spuntare in su dal parapetto, un non so che di liscio e lucido; poi alzarsi e comparir più distinto un cocuzzolo calvo, poi due occhi, una faccia, una barba lunga e bianca, un frate ritto ed alto: era Fra Cristoforo. Tanto più Don Rodrigo avrebbe voluto fuggire; ma la folla degli incantati era fitta ed immobile. Gli parve allora che il frate girando gli occhj su l'uditorio senza fermarli sopra di lui, sclamasse ad alta voce: «Per li nostri peccati, la fame! Per li nostri peccati, la guerra! Per li nostri peccati, la peste! La peste! Povera gente! ella vi rode tutti, dal primo fino all'ultimo: tutti avete i segni della morte in volto: beati quelli fra voi che sono preparati a riceverla. Ma...» e qui pareva a Don Rodrigo che il frate ristesse, come sopraffatto da un pensiero repentino e profondo: ed egli stava ansioso attendendo. Gli pareva che gli uditori non facessero pur vista di scuotersi, e che il frate tutto ad un tratto, guardando a lui, e come ravvisandolo, fermandolo col guardo e con la mano alzata, come un bracco sopra una pernice, dicesse ad alta voce: «Tu sei quell'uomo! Or ci sei giunto; ascolta. Quanto ti sarebbe costato il rinunziare a quel capriccio infame? Torna indietro con la mente e dillo. Un picciolo pensiero di pietà; ma tu non hai voluto. Tu hai messo da una parte su la bilancia l'angoscia, l'obbrobrio, il crepacuore, il terrore, d'un'anima innocente; hai pesato; e hai detto - non è niente: pesa più il mio capriccio -. Ora le bilance sono rivolte: l'angoscia si versa sopra di te: prova se è niente». A queste parole Don Rodrigo, voleva gridare, nascondersi, fuggire, e si destò spaventato.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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