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      Poscia continuò: «promettetemi di non torle un filo dattorno, né di lasciar che altri s'attenti di farlo, e di porla sotterra così. L'avrei ben posta io; ma ella deve riposarsi nel luogo santo; né io posso portarvela, v'è lassù chi mi aspetta». Mentre la donna parlava il monatto, divenuto ubbidiente forse più per una nuova riverenza, che pel guadagno, aveva fatto sul carro un po' di luogo al picciolo cadavere. La donna diede un ultimo bacio alla figlia, la collocò ivi come sur un letto, ve la compose; e rivolta al monatto disse: «ricordatevi: Dio vedrà se mi tenete la promessa; e ripassando di qua sta sera, salite a prender me pure, e non me sola».
      Così detto rientrò in casa, e un momento dopo comparve alla finestra, con un'altra più tenera fanciulla nelle braccia viva, ma coi segni della morte in volto. Stette a contemplare la figlia giacente sul carro, fin che il carro si mosse, finché rimase in vista; e allora ritiratasi depose sul letto quell'altra cara innocente, e vi si sdrajò poi al suo fianco a morire insieme; come la pianta s'inchina col fiore appena sbucciato, al radere della falce che, dove passa, agguaglia tutte l'erbe del prato.
      Fermo si mosse pur egli, più altamente compunto che non fosse mai stato in tutto quel viaggio, e per la prima volta, molle di lagrime. «O Signore!» diss'egli, «esauditela! pigliatela con voi, sarà una ventura per quella travagliata l'uscire di tanti guai... Una ventura! E Lucia!» Con questa parola in sul cuore egli s'affrettò su quella via, alla quale, se il cittadino lo aveva bene indirizzato, metteva capo quell'altra a cui egli agognava e tremava di arrivare.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





Dio Lucia