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      Chi poteva sapere a che filo tenesse quel loro favore e la loro condiscendenza; forse alla sola idea che Fermo fosse un propagatore della peste; il favore degli uomini benevoli è talvolta così fragile, così permaloso, la buona gente si stanca talvolta per sì poca cosa di proteggere un disgraziato; pensate poi una feccia di ribaldi come quelli. Per tutte queste ragioni Fermo fu molto contento quando vide che essi non lo stimavano degno della loro attenzione; e fu grato alle sue orecchie (che cosa non può divenir grata in questo mondo!) quel canto, che lo toglieva dall'intrigo di quella conversazione. Intanto il carro s'era già allontanato abbastanza, perché Fermo non temesse più di esser raggiunto dai suoi nemici; i quali del resto s'eran dispersi; non restava che il pericolo di abbattersi in uno di quelli che lo riconoscesse, e gli aizzasse di nuovo la gente addosso; pericolo lontano, ma che poteva crescere in proporzione della strada che Fermo avrebbe ancora a percorrere. In questa tempesta di pensieri egli girava attorno uno sguardo sospettoso e irresoluto, quando gli parve di riconoscere il luogo per dove passava, richiamò le sue memorie, guardò più fisamente... - questa via non mi è nuova, di qua son passato certamente -. Fermo non s'ingannava: il carro diretto alla gran fossa scavata dietro il lazzeretto e denominata il Foppone di san Gregorio, scorreva nella via chiamata allora il borgo ed ora il corso di porta orientale, per cui Fermo era entrato con molta maraviglia, ed uscito con molta paura un anno e mezzo prima.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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