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      In questo tempo Agnese, s'era affaticata invano a persuader la figliuola. Questa andava opponendo a ogni ragione, ora l'una, ora l'altra parte del suo dilemma: o la cosa è cattiva, e non bisogna farla; o non è, e perché non dirla al padre Cristoforo?
      Renzo arrivò tutto trionfante, fece il suo rapporto, e terminò con un ahn? interiezione che significa: sono o non sono un uomo io? si poteva trovar di meglio? vi sarebbe venuta in mente? e cento cose simili.
      Lucia tentennava mollemente il capo; ma i due infervorati le badavan poco, come si suol fare con un fanciullo, al quale non si spera di far intendere tutta la ragione d'una cosa, e che s'indurrà poi, con le preghiere e con l'autorità, a ciò che si vuol da lui.
      – Va bene, – disse Agnese: – va bene; ma... non avete pensato a tutto.
      – Cosa ci manca? – rispose Renzo.
      – E Perpetua? non avete pensato a Perpetua. Tonio e suo fratello, li lascerà entrare; ma voi! voi due! pensate! avrà ordine di tenervi lontani, più che un ragazzo da un pero che ha le frutte mature.
      – Come faremo? – disse Renzo, un po' imbrogliato.
      – Ecco: ci ho pensato io. Verrò io con voi; e ho un segreto per attirarla, e per incantarla di maniera che non s'accorga di voi altri, e possiate entrare. La chiamerò io, e le toccherò una corda... vedrete.
      – Benedetta voi! – esclamò Renzo: – l'ho sempre detto che siete nostro aiuto in tutto.
      – Ma tutto questo non serve a nulla, – disse Agnese, – se non si persuade costei, che si ostina a dire che è peccato.
      Renzo mise in campo anche lui la sua eloquenza; ma Lucia non si lasciava smovere.


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I promessi sposi
di Alessandro Manzoni
pagine 798

   





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