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      Io m'era promessa a un giovine che aveva il timor di Dio; ma un uomo che avesse... Fosse al sicuro d'ogni giustizia e d'ogni vendetta, foss'anche il figlio del re...
      E bene! – gridò Renzo, con un viso più che mai stravolto: – io non v'avrò; ma non v'avrà né anche lui. Io qui senza di voi, e lui a casa del...
      – Ah no! per carità, non dite così, non fate quegli occhi: no, non posso vedervi così, – esclamò Lucia, piangendo, supplicando, con le mani giunte; mentre Agnese chiamava e richiamava il giovine per nome, e gli palpava le spalle, le braccia, le mani, per acquietarlo. Stette egli immobile e pensieroso, qualche tempo, a contemplar quella faccia supplichevole di Lucia; poi, tutt'a un tratto, la guardò torvo, diede addietro, tese il braccio e l'indice verso di essa, e gridò: – questa! sì questa egli vuole. Ha da morire!
      – E io che male v'ho fatto, perché mi facciate morire? – disse Lucia, buttandosegli inginocchioni davanti.
      – Voi! – rispose, con una voce ch'esprimeva un'ira ben diversa, ma un'ira tuttavia: – voi! Che bene mi volete voi? Che prova m'avete data? Non v'ho io pregata, e pregata, e pregata? E voi: no! no!
      – Sì sì, – rispose precipitosamente Lucia: – verrò dal curato, domani, ora, se volete; verrò. Tornate quello di prima; verrò.
      – Me lo promettete? – disse Renzo, con una voce e con un viso divenuto, tutt'a un tratto, più umano.
      – Ve lo prometto.
      – Me l'avete promesso.
      – Signore, vi ringrazio! – esclamò Agnese, doppiamente contenta.
      In mezzo a quella sua gran collera, aveva Renzo pensato di che profitto poteva esser per lui lo spavento di Lucia?


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I promessi sposi
di Alessandro Manzoni
pagine 798

   





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