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      Ma, dopo Archimede, l'oratore chiamava a paragone anche Carneade: e lì il lettore era rimasto arrenato. In quel momento entrò Perpetua ad annunziar la visita di Tonio.
      – A quest'ora? – disse anche don Abbondio, com'era naturale.
      – Cosa vuole? Non hanno discrezione: ma se non lo piglia al volo...
      – Già: se non lo piglio ora, chi sa quando lo potrò pigliare! Fatelo venire... Ehi! ehi! siete poi ben sicura che sia proprio lui?
      – Diavolo! – rispose Perpetua, e scese; aprì l'uscio, e disse: – dove siete? – Tonio si fece vedere; e, nello stesso tempo, venne avanti anche Agnese, e salutò Perpetua per nome.
      – Buona sera, Agnese, – disse Perpetua: – di dove si viene, a quest'ora?
      – Vengo da... – e nominò un paesetto vicino. – E se sapeste... – continuò: – mi son fermata di più, appunto in grazia vostra.
      – Oh perché? – domandò Perpetua; e voltandosi a' due fratelli, – entrate, – disse, – che vengo anch'io.
      – Perché, – rispose Agnese, – una donna di quelle che non sanno le cose, e voglion parlare... credereste? s'ostinava a dire che voi non vi siete maritata con Beppe Suolavecchia, né con Anselmo Lunghigna, perché non v'hanno voluta. Io sostenevo che siete stata voi che gli avete rifiutati, l'uno e l'altro...
      – Sicuro. Oh la bugiarda! la bugiardona! Chi è costei?
      – Non me lo domandate, che non mi piace metter male.
      – Me lo direte, me l'avete a dire: oh la bugiarda!
      – Basta... ma non potete credere quanto mi sia dispiaciuto di non saper bene tutta la storia, per confonder colei.
      – Guardate se si può inventare, a questo modo!


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I promessi sposi
di Alessandro Manzoni
pagine 798

   





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