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      – Vien uno con un pane in tasca; so assai dov'è andato a prenderlo. Perché, a parlar come in punto di morte, posso dire di non avergli visto che un pane solo.
      – Già; sempre scusare, difendere: chi sente voi altri, son tutti galantuomini. Come potete provare che quel pane fosse di buon acquisto?
      – Cosa ho da provare io? io non c'entro: io fo l'oste.
      – Non potrete però negare che codesto vostro avventore non abbia avuta la temerità di proferir parole ingiuriose contro le gride, e di fare atti mali e indecenti contro l'arme di sua eccellenza.
      – Mi faccia grazia, vossignoria: come può mai essere mio avventore, se lo vedo per la prima volta? È il diavolo, con rispetto parlando, che l'ha mandato a casa mia: e se lo conoscessi, vossignoria vede bene che non avrei avuto bisogno di domandargli il suo nome.
      – Però, nella vostra osteria, alla vostra presenza, si son dette cose di fuoco: parole temerarie, proposizioni sediziose, mormorazioni, strida, clamori.
      – Come vuole vossignoria ch'io badi agli spropositi che posson dire tanti urloni che parlan tutti insieme? Io devo attendere a' miei interessi, che sono un pover'uomo. E poi vossignoria sa bene che chi è di lingua sciolta, per il solito è anche lesto di mano, tanto più quando sono una brigata, e...
      – Sì, sì; lasciateli fare e dire: domani, domani, vedrete se gli sarà passato il ruzzo. Cosa credete?
      – Io non credo nulla.
      – Che la canaglia sia diventata padrona di Milano?
      – Oh giusto!
      – Vedrete, vedrete.
      – Intendo benissimo: il re sarà sempre il re; ma chi avrà riscosso, avrà riscosso: e naturalmente un povero padre di famiglia non ha voglia di riscotere.


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I promessi sposi
di Alessandro Manzoni
pagine 798

   





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