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      – Alzatevi, – disse l'innominato a Lucia, andandole vicino. Ma Lucia, a cui il picchiare, l'aprire, il comparir di quell'uomo, le sue parole, avevan messo un nuovo spavento nell'animo spaventato, stava più che mai raggomitolata nel cantuccio, col viso nascosto tra le mani, e non movendosi, se non che tremava tutta.
      – Alzatevi, ché non voglio farvi del male... e posso farvi del bene, – ripeté il signore... – Alzatevi! – tonò poi quella voce, sdegnata d'aver due volte comandato invano.
      Come rinvigorita dallo spavento, l'infelicissima si rizzò subito inginocchioni; e giungendo le mani, come avrebbe fatto davanti a un'immagine, alzò gli occhi in viso all'innominato, e riabbassandoli subito, disse: – son qui: m'ammazzi.
      – V'ho detto che non voglio farvi del male, – rispose, con voce mitigata, l'innominato, fissando quel viso turbato dall'accoramento e dal terrore.
      – Coraggio, coraggio, – diceva la vecchia: – se ve lo dice lui, che non vuol farvi del male...
      – E perché, – riprese Lucia con una voce, in cui, col tremito della paura, si sentiva una certa sicurezza dell'indegnazione disperata, – perché mi fa patire le pene dell'inferno? Cosa le ho fatto io?...
      – V'hanno forse maltrattata? Parlate.
      – Oh maltrattata! M'hanno presa a tradimento, per forza! perché? perché m'hanno presa? perché son qui? dove sono? Sono una povera creatura: cosa le ho fatto? In nome di Dio...
      – Dio, Dio, – interruppe l'innominato: – sempre Dio: coloro che non possono difendersi da sé, che non hanno la forza, sempre han questo Dio da mettere in campo, come se gli avessero parlato.


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I promessi sposi
di Alessandro Manzoni
pagine 798

   





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